LA PASQUA E LA FESTA DEGLI AZZIMI.

di A. C. e G. F.

La prima festa.

In questa seconda parte vogliamo evidenziare che queste Feste sono state date da Dio - e non da Mosè - come è scritto nella Bibbia per tutti gli uomini.

Crediamo, perciò, che sono Feste che deve “ricordare” non solo il popolo Ebreo che “secondo la carne, che sono Israeliti, ai quali appartengono l'adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le promesse; dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen” (Rom 9:3-5), ma tutti quelli che sono chiamati dal nostro Padre e Dio Eterno a far parte del Suo popolo Israele spirituale.

Se è vero che il vero credente è innestato nella radice che è il popolo di Dio, l’Israele spirituale, allora è chiaro che queste festività comandate da Dio sono anche per noi.

La loro validità dura ancora oggi, naturalmente non si offrono più i sacrifici perché il sacerdozio di Gesù ha sostituito ogni altro sacrificio; quindi, è mutata la legge dei sacrifici, è stato cancellato il rito, ma non la loro osservanza.

Le festività solenni o grandi sabati annuali sono descritte nel Levitico capitolo 23 dal versetto 4 al versetto 44.

“Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete NEI TEMPI STABILITI”:

  1. La Pasqua e La Festa degli Azzimi (Pesach e Chag Matzah) (Lev.23:5; Lev.23:6-8).
  2. La Festa della Mannella delle Primizie o Primi Frutti (Yom HaBikkurim) (Lev.23:9-14).
  3. La Festa delle Settimane o Pentecoste (Shavuot) (Lev.23:15-22).
  4. La Festa delle Trombe o del Suono (Yom Teruah). (Lev.23:23-25)
  5. La Festa delle Espiazioni (Yom Kippur). (Lev.23:26-32)
  6. La Festa delle Capanne o dei Tabernacoli (Sukkot). (Lev.23:33-43)
  7. L’Ultimo Gran Giorno (Hoshana Raba). (Lev.23:33-43)

La Bibbia riguardo a queste festività stabilite da Dio afferma: “E' UNA LEGGE PERENNE DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE, IN TUTTI I LUOGHI DOVE ABITERETE”.

Ognuno di noi, leggendo questo versetto, si sarà chiesto o si chiederà: anche io devo osservare queste festività o riguarda solo il popolo di Israele?

Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo comprendere cosa significa appartenere al Popolo di Dio o Israele. In merito a questo cosa dice Dio?

Abbiamo già in passato affrontato questo argomento in un articolo intitolato “il cristiano è un Israelita?”, in cui viene chiarito come un cristiano eletto da Dio appartiene all’Israele spirituale ovvero è innestato sulla radice che è Israele ed ottiene la cittadinanza del Regno di Dio, quindi appartiene al Popolo di Dio: Israele.

Quanti cristiani hanno mai affrontato veramente questo argomento? Quanti hanno mai sentito parlare della Festa delle Trombe o della Festa delle Espiazioni? Pochi perché nelle chiese non si affronta questo argomento; nelle chiese è diventata opinione comune l’idea che Gesù ha adempiuto ogni cosa e che queste feste riguardano gli ebrei, l’Israele (carnale) soltanto.

Questa veduta ha una ragione di verità limitata ad alcuni aspetti dell’argomento che trattiamo.

In effetti, Paolo ci dice chiaramente che c’è una differenza netta tra l’Israele carnale e l’Israele spirituale, ma questo significa veramente che queste LEGGI PERENNI sono state istituite per il popolo ebraico e non anche per noi?

Se è così, perché il mondo cristiano osserva la Pasqua e la Pentecoste che sono festività descritte nel Levitico? Perché non si osserva la Festa degli Azzimi che cade tra la Pasqua e la Pentecoste? Qualcuno forse dirà “la Pasqua l’ha comandata Gesù quando ha cambiato i simboli nell’ultima cena”. EGLI HA CAMBIATO SOLTANTO I SIMBOLI, MA NON HA ISTITUITO UNA NUOVA FESTA È evidente che qualcosa non torna.

L’interpretazione che ognuno di noi dà sull’argomento è direttamente legata a ciò su cui si basa la nostra fede: o sulla Bibbia o sulla tradizione degli uomini.

Noi crediamo che “ogni Scrittura è ispirata da Dio ... affinché l’uomo di Dio sia compiuto” (2Tim 3:16-17) “Perchè tutto quello che fu scritto per l'addietro, fu scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture, noi riteniamo la speranza” (Rom 15:4) e che il popolo ebreo è stato il custode della Parola di Dio fino all’avvento di Gesù perché amministravano per noi “gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen!” (Rom 9:4-5).

Come già dimostrato, nella prima parte “Gesù osservava le feste di Dio”, in futuro durante il millennio tutti i popoli dovranno festeggiare queste feste in ricordo di cosa il Cristo ha fatto per tutti gli uomini. In effetti l’uomo è salvato per l’opera di Gesù espressa in queste 7 feste solenni: il piano di Dio per la salvezza dell’umanità.

A coloro che non credono nella Bibbia non gioverà certo la lettura di questo studio perché rigetta la radice sulla quale è innestato. Se riteniamo di essere uomini di Dio allora non rigettiamo la Scrittura, ma piuttosto troviamo in essa la risposta.

Vogliamo essere ancora più precisi: il lettore che non crede che Dio ha un piano di salvezza per l’umanità e che questo piano è stato stabilito prima della fondazione del mondo ossia il sacrificio di Gesù Cristo deve riflettere sulla sua condizione di fede nella Parola di Dio, del suo rapporto con Dio stesso in preghiera.

Prima di dare una risposta sull’osservanza o meno di queste festività istituite da Dio stesso, cerchiamo di comprendere, pur nei nostri limiti, il loro significato spirituale profondo per scoprire il perché Dio ha stabilito queste festività da osservare obbligatoriamente per il Suo popolo pena l’esclusione dalla Sua raunanza, dal raduno del Suo popolo santo.

LA PASQUA DEL SIGNORE.

La Pasqua (Pesach in ebraico, pasa' in aramaico che significa “passaggio”) del Signore cade il 14 di nîsān (marzo-aprile) del calendario ebraico.

Il popolo di Dio a seguito di una grande carestia si rifugiò presso l’Egitto in cui trovò accoglienza e ristoro; purtroppo con il passare del tempo divenne schiavo degli egiziani.

La schiavitù del popolo ebraico in Egitto e la sua liberazione era stata pianificata da Dio. Infatti, al tempo stabilito, arrivò il giorno della sua liberazione proprio per la mano del Signore.

Nel giorno della liberazione del Suo popolo Dio comandò: “Questo mese [Nisan] sarà per voi il primo dei mesi: sarà per voi il primo dei mesi dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: Il decimo giorno di questo mese, ognuno prenda un agnello per famiglia, un agnello per casa; ... Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.. ... Si mangi ogni agnello per intero in una casa. Non portate fuori casa nulla della sua carne e non gli spezzate neanche un osso” (Es 12:2-7; 12:5; 12:46).

Tale mese è il primo dell'anno religioso ebraico; inizia con la luna nuova di marzo e termina con la luna nuova di aprile.

Successivamente il Signore istruì, attraverso Mosè, il popolo all’osservanza delle Sue festività solenni: “Il primo mese [Nisan], il quattordicesimo giorno del mese, sull'imbrunire, sarà la Pasqua del SIGNORE ...” (Lev 23:5).

Quindi, DIO STESSO ISTITUÌ IL CALENDARIO PER IL SUO POPOLO facendo iniziare l’anno in quel mese di Nisan, in primavera (riconosciuta da tutti come prima stagione dell’anno). La festa di Pasqua, la più importante fra le solennità ebraiche, può cadere in qualsiasi giorno della settimana, è preparata al tramonto il 14 di Nisan con il sacrificio dell’agnello ed è celebrata e consumata dopo il tramonto del 14 ovvero all’inizio del giorno 15 di Nisan. Riguardo all'ora della celebrazione della Pasqua, essa è espressamente fissata "fra i due vespri" (Es 12:6; Lev 23:5; Num 9:3, 5), o, come è detto altrove, "in sulla sera, come il sole tramonterà" (Deuter 16:6). Questa ora corrisponderebbe al principio del giorno 15 di Nisan, cioè al momento in cui il 14 termina e il 15 comincia.

Vogliamo ricordare, se ce ne fosse bisogno, che il giorno iniziava al tramonto del sole.

Come sappiamo dalle scritture, in quel quattordicesimo giorno, al tramonto ogni famiglia immolò un agnello e sparse il sangue come il Signore aveva loro ordinato; in quella stessa notte, l’angelo di Dio attraversò l’Egitto e uccise tutti i primogeniti nelle case dove non erano segnati gli stipiti della porta con il sangue dell’agnello; questo evento ebbe un forte impatto emotivo nel mondo egizio che, spaventato dalla potenza di Dio, lasciò andare il Suo popolo. Ma l’opera di liberazione non era completa. Infatti, mentre Israele era in viaggio attraverso il deserto verso la terra promessa, gli egiziani, essendosi ripresi e ancora più furiosi che mai perché il Signore indurì il loro cuore (Es 14:4), si lanciarono all’inseguimento degli israeliti per riportarli alla schiavitù e li raggiunsero sulle sponde del Mar Rosso. Alla vista del potente esercito egiziano, gli israeliti ebbero una grande paura per cui Mosè li tranquillizzò: “Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli” (Es 14:13-14). Il Signore fece passare il Suo popolo attraverso il mare diviso a metà sull’asciutto e fece perire il Faraone e tutto il suo esercito sott’acqua.

Vediamo qual’è il significato spirituale di questa festa nel piano di salvezza per l’uomo.

Essa ricorda il passaggio degli ebrei dallo stato di schiavitù, durata 430 anni, a quello di libertà. Il nome della festa Pesach, deriva dal verbo pâsah, che significa "passare oltre", perché l’Angelo, inviato dall’Eterno per colpire i primogeniti egiziani, "oltrepassò" le case abitate dagli ebrei, lasciandone in vita i primogeniti. Il Signore stabilì, inoltre, come e con che cosa dovevano consumare la Pasqua: “In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare” (Es 12:8).

Qualcuno oggi contesta che questa sia una festa gioiosa perché si tratta di un evento drammatico quale l’uccisione di un agnello. Certamente ai nostri giorni, nella nostra cultura occidentale idolatra di adorazione degli animali, la soppressione di un animale qualsiasi è detestabile, viene considerata una barbarie. Ma così non era nella cultura di allora e così non è ancora oggi nella cultura orientale (pensiamo al Ramadan dove ancora oggi il sacrificio dell’agnello è una festa). Ma la cosa certa e importante è che questa “barbarie” era comandata da Dio.

Tra tutte le festività, questa della pasqua e degli azzimi è quella che ha molti simboli da comprendere: l’agnello sacrificale, lo spargimento del sangue, il pane azzimo. Il rito consisteva in un banchetto durante il quale si mangiava un agnello di un anno, arrostito intero, senza spezzarne alcun osso. Quel che non veniva mangiato doveva essere bruciato prima del giorno seguente. I convitati mangiavano in tenuta da viaggio. Con l’agnello si preparavano verdure cotte di due tipi: “erbe amare, per ricordare il dolore della schiavitù, ed erbe rosse, come il colore dei mattoni che gli Israeliti erano stati costretti a costruire, simbolo stesso della schiavitù. Il pane azzimo in ricordo del pane che gli ebrei in fuga non ebbero il tempo di far lievitare. Gli stipiti delle porte venivano bagnati del sangue dell’agnello per allontanare l’angelo sterminatore che uccise i primogeniti degli Egiziani”.

Benché è legata cronologicamente alla Festa degli Azzimi che inizia immediatamente dopo, la Pasqua del Signore rappresenta una solennità propria.

Dunque, la Pasqua è il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato (Egitto spirituale) alla libertà e alla vita nuova in Cristo Gesù mediante il battesimo nell’acqua (attraversamento del Mar Rosso). Infatti gli israeliti “furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè” (1Cor 10:2). Per mezzo del sacrificio di Gesù il Cristo, l’Agnello di Dio, e del battesimo in acqua veniamo lavati dai nostri peccati (simbolicamente l’esercito degli egiziani) e non li vedremo mai più, il peccato è cancellato per sempre (è chiaro che la Scrittura non si riferisce alle persone fisiche egiziane che, invece, parteciperanno alla resurrezione finale).

La Pasqua del Signore significava il sacrificio di Gesù Cristo pianificato da Dio per la salvezza dell’uomo prima della creazione dell’uomo; Gesù è stato l’agnello sacrificale non solo per il popolo di Israele, ma per tutta l’umanità; ecco perché questa festa riveste carattere universale.

Giovanni il Battista presenta Gesù sulla scena mondiale con queste parole: “ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Giov 1:29, 1:36).

Gesù in diverse occasioni rivelò lo scopo della Sua missione: essere sacrificato come agnello per tutto il popolo come era stato scritto nei profeti in quella pasqua.

Nella cosiddetta ultima cena, avvenuta all’inizio del 14 di nisan, Gesù Cristo paragona il Suo corpo al pane azzimo della festa “«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»” e il Suo sangue versato al vino della Sua coppa: “«Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me ...»” (1 Cor 11:24-25).

L’ultima cena non fu la cena pasquale come alcuni insegnano. Colui che disse che non sarebbe cambiato neppure uno iota della legge fino alla fine dei tempi come avrebbe potuto disobbedire all’osservanza della legge? Non è scritto che Egli non commise nessun peccato e non trasgredì neppure uno solo dei comandamenti di tutta la legge? Egli adempì in tutto e per tutto ciò che c’era scritto nella legge perfettamente. Infatti, EGLI MORÌ NELLO STESSO MOMENTO CHE GLI EBREI SACRIFICAVANO L’AGNELLO PASQUALE cioè alla fine del 14 e non all’inizio. Dio Padre sacrificò il Suo Agnello per noi.

Quindi per noi cristiani, la nostra Pasqua è Gesù, l’Agnello di Dio, il primogenito di Dio. L’Agnello sacrificale senza difetto è Gesù senza peccato, il sangue sparso è quello di Gesù che ci purifica e ci protegge e che è spruzzato sui nostri cuori.

Il lievito è il simbolo del peccato. Si gonfia, fermenta e inacidisce. Gesù era senza peccato come l’agnello senza difetto, come non era lievitato il pane azzimo che stava mangiando. Le rughe sull'azzima ricordano le striature sul dorso del Messia per le frustate sopportate.

Noi cristiani con la Pasqua non ricordiamo più l’uscita d’Israele dall’Egitto, ma la morte del Signore Gesù cioè l’Agnello di Dio immolato per noi una volta per sempre, che ci liberò dalla schiavitù del peccato. Infatti è scritto: “Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità” (1 Cor 5:7-8).

Gesù scese sulla terra in veste umana per adempiere il Suo Sacrificio unico e perfetto.

Tutta l’umanità giace in questo Egitto spirituale ovvero schiava del peccato e la sua salvezza è solo nell’accettare “l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”. Così come con il sacrificio dell’agnello si purificava dai peccati il popolo, con il sacrificio di Gesù Cristo si è purificata l’umanità dai peccati per sempre. Rimane solo accettare questo sacrificio e mettersi in cammino e attraversare il guado verso il Regno di Dio.

Dio aveva già stabilito fin dalla fondazione del mondo che doveva sacrificare Suo Figlio per salvare l’umanità e questo piano di salvezza non è derivato né è stato condizionato dal peccato dell’uomo, ma è stato una libera scelta di Gesù; questa è la Verità che riporta la Bibbia.

Con il Suo sacrificio, Gesù ha cancellato ogni peccato che ci uccideva; ma LA BELLISSIMA NOTIZIA CHE HA SCOSSO E SCUOTE L’UNIVERSO È LA RESURREZIONE DI GESÙ IL CRISTO.

Anche la Sua risurrezione, dopo tre giorni e tre notti cioè dopo 72 ore (vedi la nostra riflessione su “Gesù non è morto di venerdì”), non è solo un fatto storico, ma ha una importanza planetaria per tutto il creato. Senza questa risurrezione, la nostra speranza è vana.

Ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15:17).

Con la Pasqua, Dio ha dato inizio alla realizzazione del Suo piano di salvezza per tutta l’umanità: HA INAUGURATO IL GIORNO DELLA SALVEZZA DEL NOSTRO DIO.

LA FESTA DEGLI AZZIMI

Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore; il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile; per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile” (Lev 23:5-8).

Questa festa per il fatto che cade immediatamente dopo la pasqua del Signore, viene chiamata erroneamente festa della Pasqua. Tuttavia, è corretto indicare questo periodo come periodo pasquale che va dal sacrificio dell’Agnello alla festa degli Azzimi e si conclude con la festa delle Primizie.

La caratteristica di questa festa è il pane azzimo ossia pane non lievitato con cui si deve cibare chi “mangia” la pasqua per tutto il periodo della festa. Sappiamo che il lievito è simbolo del peccato e l’obbligo di disfarsi di tutto ciò che è lievitato significa che in questo periodo ognuno di noi è obbligato ad esaminare sé stesso e la sua condizione di santità. Tutti siamo peccatori e ognuno di noi ha qualcosa di cui deve essere perdonato da Dio. Ecco come questo periodo ci ricorda la nostra condizione umana imperfetta per cui solo il sangue del Figlio di Dio nostro creatore, versato una volta per sempre, ci purifica da ogni peccato.

Per questo è importante commemorare questa festività con grande partecipazione.

La Festa degli Azzimi ci parla di santificazione. Nello studio «Il Messia nella Pasqua», abbiamo parlato della tradizione chiamata "bedikat chametz", la ricerca del lievito e del meraviglioso simbolismo che vi si trova. C'è anche altro simbolismo da cercare in questa festa. Consideriamo il fatto che dura sette giorni. La parola ebraica per sette è «šābûa‛», che deriva dalla radice «šaba‛» - giurare, essere pieno o soddisfatto, avere abbastanza. Gesù è il pane della vita – ed Egli è sufficiente. Un'altra applicazione spirituale da trovare è il fatto che il pane azzimo è utilizzato per la consacrazione e la separazione. Dobbiamo essere messi a parte, consacrati e separati per vivere una vita santa. Dopo aver partecipato alla Pasqua, noi chiediamo a Dio la potenza di scegliere di fare la Sua volontà e cerchiamo di vivere una vita senza lievito. La purità del pane azzimo segue il sangue liberatorio della Pasqua; in altre parole noi possiamo camminare in santità di vita solo dopo che il Signore ha versato il suo sangue sulla croce e spruzzato sugli stipiti delle nostre porte (cuori). I giudeo cristiani volentieri liberano le proprie case di prodotti che contengono lievito, perché questi giorni ricordano che Gesù ci ha liberati dal peccato. Si mangia matzah (pane azzimo) durante questi sette giorni per poter meglio comprendere il simbolismo degli «azzimi della sincerità e della verità» (1Cor.5:7,8). Gli Azzimi sono una settimana di santificazione, essendo separati in maniera speciale per Dio. È un tempo per tenere il lievito fuori dalla vita. «Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Provami, e conosci i miei pensieri. E vedi se v’è in me qualche via iniqua, e guidami per la via eterna» (Sal.139:23,24). La santificazione è qualcosa che Dio opera in noi quando ci abbandoniamo al Suo Spirito. In Fil.2:12 l’apostolo Paolo ci fa un sollecito: «compiete la vostra salvezza con timore e tremore; poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza». Dio opera “in me” la santificazione, poiché io non posso rendere santo me stesso. Tuttavia, devo collaborare, continuando "a lavorare" dal di fuori con ciò che Egli ha “operato” dentro me: la mia salvezza. E il punto di partenza per far sì che la mia volontà coincida con quella di Dio è ciò che la Bibbia chiama «timore dell’Eterno». Prov.16:6 dice che «col timor dell’Eterno si evita il male». Il peccato ha delle conseguenze, ed ognuno di noi renderà conto delle proprie azioni a Dio. Ma questo timore non è il timore della condanna, è il timore che un bambino ha verso suo padre. La legge non è il nostro giudice. Prov.16:6 dice, «con la bontà e con la fedeltà l’iniquità si espia». Quale bontà? Quella di Gesù! L’amore di Gesù copre tutti i peccati! «Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve» (Is.1:18). Come Ebr.10:14 dice, «con un’unica offerta Egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati». «Il timore dell’Eterno è il principio della scienza» (Prov.1:7). Preghiamo per avere questo timore! Dobbiamo desiderare di essere liberati completamente di tutte le bruttezze del vecchio uomo che ancora ci aderiscono addosso, in modo che la pura luce del suo amore fluisca attraverso di noi. «esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male. Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima ed il corpo, sia conservato irreprensibile, per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo» (1Tess.5:21-23). Questo è il nostro pane azzimo. Profeticamente parlando, abbiamo detto che la matzah rappresenta il Messia. Chiunque ha visto una matzah, il pane azzimo usato durante questa settimana, sa che ha la superficie irregolare, poiché è scritto: «per le sue lividure abbiamo avuto guarigione». È forato, poiché è scritto: «essi riguarderanno a me come a colui che hanno trafitto». E naturalmente è puro, senza lievito, dato che Gesù è senza peccato. Gesù è descritto come «il Pane della vita». Egli è nato a Betlemme, che in ebraico vuole dire «casa del pane». Egli ha spesso utilizzato il pane come un’immagine di sé stesso («se il granello di frumento caduto in terra non muore ...»). Proprio come Dio ha sfamato gli Israeliti nel deserto con la manna dal cielo, Gesù ora alimenta i credenti con il vero pane celeste, sé stesso, il Pane della vita (Giov.6:32,33). L’atto che si compie a Pasqua di rompere e “seppellire” e poi “risuscitare” un pezzo di matzah (quello centrale) per gli ebrei di oggi rappresenta il Vangelo. Dio ha eseguito con esattezza questa cerimonia con la sepoltura di Gesù. Il nostro «granello di frumento» è stato posto nel terreno. Ma che cosa gloriosa è derivata da quella “semina”! “Benedetto sei Tu, Signore Iddio nostro, Re del mondo, che produci il pane dalla terra”!. (1)

Amen.




Nota:

(1) Tratto da “Le feste di primavera: Azzimi e Primi Frutti” di Argentino Quintavalle.

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